La crisi della Sanità e le responsabilità politiche

La crisi della Sanità e le responsabilità politiche

Il Gruppo Consigliare Per la Buona Politica, nella seduta di Consiglio Comunale del 13.10.22, durante il quale si è discusso dell’ordine del giorno presentato dalla maggioranza avente come tema la situazione nazionale e locale del Servizio Sanitario, ha espresso un voto non favorevole.

La narrazione contenuta nel documento presentato, a nostro parere, include diverse inesattezze, giudizi non equilibrati, omissioni ed enunciati puramente propagandistici.

La crisi del Servizio Sanitario Nazionale, emersa con chiarezza nel corso dell’emergenza pandemica, si ripercuote pesantemente tuttora anche nel territorio lughese, compromettendo la continuità assistenziale e l’erogazione dei servizi a fronte della mancanza di medici specialisti, medici di famiglia, pediatri, infermieri, tecnici, eccetera. Carenza lenita solo dalla grande e insostituibile opera degli operatori del settore e da istituzioni pubbliche e private.

Tale situazione va superata con decisi e indispensabili interventi strutturali e normativi nazionali, regionali e locali. Politica e istituzioni (governo, regione, comuni) dovrebbero intervenire correttamente di concerto, agendo ciascuno secondo le funzioni attribuite.

Per la Buona Politicasostiene da tempo che le spese degli Ospedali e delle strutture private accreditate utilizzate per fronteggiare la gestione pandemica da covid vadano ripianate quanto prima dal governo nazionale. Nello stesso tempo, abbiamo chiesto di incrementare la spesa pubblica dello stato per finanziare adeguatamente il S.S.N..

Nel corso del dibattito in Consiglio Comunale, Per la Buona Politicaha argomentato la propria espressione di voto richiamando alle responsabilità politiche la maggioranza sia a livello nazionale sia a livello territoriale. Dal 2010 al 2019 i governi che si sono avvicendati hanno infatti sottratto alla sanità pubblica oltre 37 miliardi di euro in virtù di “varie manovre finanziarie e in conseguenza del de-finanziamento” che ha assegnato meno risorse al S.S.N. rispetto ai livelli programmati per l’attuazione degli obiettivi di finanza pubblica.

Per quanto attiene al personale, il Professor Walter Ricciardi del Comitato Esecutivo O.M.S. e consigliere dell’attuale Ministro Speranza ha affermato che in Italia “per quanto riguarda agli operatori sanitari è stato fatto un crimine”.

“Abbiamo perso 40.000 dipendenti del S.S. dal 2010; 2.000 medici l’anno se ne sono andati, formati con i nostri soldi e i sacrifici delle famiglie. Abbiamo perso 3.000 medici di famiglia tra il 2013 e il 2019. Entro il 2027 avremo una carenza di oltre 47.284 medici nel S.S.N.

Tutto questo è dovuto alla mancanza di programmazione e all’incapacità organizzativa della politica italiana che ha determinato anche fenomeni come la migrazione professionale all’estero, legata alla bassa remunerazione, a riforme delle pensioni che hanno accentuato l’effetto demografico nonché gli effetti negativi del cosiddetto imbuto formativo degli specializzandi”.

Se attualmente manca il personale medico e infermieristico, se le risorse finanziarie non sono adeguate rispetto ai bisogni assistenziali, chi ne è responsabile?

Dal novembre 2011 (Governo Monti) con la breve parentesi del governo giallo-verde, il Centro Sinistra è stato al governo esprimendo ben tre presidenti del Consiglio e tre ministri della salute. In Regione, dal 1970, il governo è saldamente in capo al centro sinistra e a livello locale dal marzo 1946.

Imputare al governo regionale di ripartire risorse economiche alle varie Ausl in maniera non equilibrata è una grossa inesattezza del documento. Poiché attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia si effettua costantemente un monitoraggio dell’assistenza sanitaria erogata attraverso molteplici indicatori, tutte le Ausl della Regione perseguono azioni finalizzate al raggiungimento di tali obiettivi sia per le aree ospedaliere, sia per le aree territoriali, da cui discende la verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza e il conseguente finanziamento. A livello locale, i bilanci della Ausl Romagna preventivi e consuntivi sono stati sempre approvati acriticamente da tutti i sindaci della Bassa Romagna e il Comitato di Distretto Socio-Sanitario, corrispondente al territorio dell’Unione dei Comuni composto dai sindaci non ha espresso una efficace politica programmatoria dell’area di riferimento per quanto riguarda, a esempio, la medicina territoriale.

Per la Buona Politicaafferma che è quanto mai urgente potenziare la sanità pubblica, la prevenzione, la medicina territoriale, colmare la carenza del personale medico infermieristico, realizzare le Case della Comunità a Voltana e Lugo, riportare all’interno dell’Ospedale distrettuale della Bassa Romagna tutte le funzioni medico-chirurgiche e il punto nascita, trasferite a suo tempo a Faenza e Ravenna.

L’organizzazione sanitaria dovrà mettere al centro del proprio agire l’uniformità delle cure su tutto il territorio del Distretto e della Romagna, stabilire collaborazioni e sinergie con il privato accreditato eccellente, superare la vergogna delle liste di attesa, concentrare l’attenzione sulle persone anziane, fragili e sole.

Si ritiene inoltre urgente che si metta in atto un più ampio coinvolgimento dei medici di famiglia attraverso la loro integrazione all’interno del sistema affinché abbiano accesso alle liste di prenotazione sia degli Ospedali quanto delle Strutture accreditate per la parte diagnostica e per i ricoveri. Non si può tollerare che il paziente necessiti di prenotare un esame, debba attendere svariati mesi per ottenerlo o, peggio, occorra di un ricovero che gli viene negato.

IL GRUPPO CONSIGLIARE PER LA BUONA POLITICA