L’impoverimento del tessuto socio-economico di Lugo. I problemi non si risolvono facendo finta che non esistano
Il secondo trimestre 2017, per la prima volta dal 2008, registra un saldo positivo delle imprese attive nella Provincia di Ravenna. E’ servito quasi un decennio per invertire una tendenza che ha sacrificato sull’altare della crisi economica circa 3.200 imprese (-9% del tessuto economico) di cui 1.300 (-14%) nella Bassa Romagna.
Da aprile a giugno, le imprese attive sono aumentate, rispetto ai primi 3 mesi dell’anno, di 225 unità (+0.6%), con una particolare vivacità a Ravenna (+132) e Cervia ( +50), mentre la Bassa Romagna resta sostanzialmente al palo con un incremento di 19 unità di cui solo 4 a Lugo e segni ancora negativi a Fusignano (-3) ed Alfonsine (-1).
Questi segnali positivi dell’economia ravennate arrivano dopo un anno ancora particolarmente pesante, da giugno 2016 a giugno 2017, sono state 417 (-1,2%) le aziende cessate in Provincia, di cui 161 (-1.8%) nella Bassa Romagna e 56 (-1.8%) a Lugo.
A pagare uno dei prezzi più alti è stato il comparto dell’Artigianato che nell’ultimo anno ha sacrificato 146 imprese pari al 35% delle perdite totali e per contro, nell’ultimo trimestre che ha evidenziato l’inversione di tendenza, può accreditare un aumento di sole 50 unità che rappresentano il 22% del crescita totale. Anche in questo comparto, l’area lughese è in controtendenza con una perdita di 12 unità nell’ultimo trimestre che conferma la debolezza strutturale di un territorio che durante gli anni della crisi ha sofferto più degli altri e nel momento della ripresa stenta a tenere il passo.
Dal punto di vista occupazionale i dati sono disaggregati solamente a livello provinciale e da questi risulta che Ravenna ha un tasso di disoccupazione dell’8.7%, rispetto al 7.6% della Regione Emilia Romagna e l’11.7% a livello nazionale. In valore assoluto, si registrano 16.000 disoccupati nella Provincia di Ravenna e si possono stimare, facendo una proporzione con la popolazione lavorativa, circa 5.000 senza lavoro nella Bassa Romagna di cui circa 1.600 a Lugo.
L’impoverimento del tessuto economico e dell’occupazione rappresentano le maggiori criticità del territorio lughese, alle quali si sommano anche un carico fiscale e tariffario tra i più elevati della Provincia, un invecchiamento della popolazione superiore alla media che mette a rischio nel medio termine i servizi di welfare. |
Si tratta di una situazione particolarmente critica rispetto alla quale servono un approccio e azioni radicalmente diverse, nel metodo e nei contenuti.
A smentita delle dichiarazioni del Sindaco sul rilancio di Lugo, sta una realtà che non mostra slancio e progettualità dal punto di vista delle dinamiche umane ed economico-sociali. La politica non può inseguire le trasformazioni, ma stare un passo avanti in quanto la società cambia in fretta ed è quindi nell’interesse collettivo pianificare interventi che assicurino lo sviluppo. In un contesto sociale lughese caratterizzato dall’incremento dell’indice di vecchiaia e dalla denatalità, lo sviluppo può avvenire unicamente con la crescita economica, nuovi investimenti e incremento dell’occupazione.
L’Associazione Per la Buona Politica ha ripetutamente sottolineato queste problematiche negli ultimi tempi, sollecitando anche l’apertura di un confronto fra Istituzioni, forze politiche e Associazioni di Categoria; purtroppo non abbiamo mai ricevuto risposte costruttive dalla Giunta e dal PD, continuiamo a insistere convinti che i problemi non si risolvono facendo finta che non esistano. |
Bruno Pelloni, Portavoce Associazione per La Buona Politica
Dal Corriere Romagna del 20/11/2017